Appuntamento alle ore 21:00 presso la Sala Civica di Via Verbano 19. Nel Frattempo consiglio di dare un'occhiata al volantino dell'evento per saperne di più.

domenica 10 novembre 2013
Track & Field Tutor, il progetto di Luca Filipas
Lunedì 25 novembre Luca Filipas presenterà a Casorate Sempione il progetto Track & Field Tutor, nuovo programma di tutoraggio degli allenamenti nato dal desiderio di rinnovare la tradizionale visione dell'allenamento amatoriale.
Appuntamento alle ore 21:00 presso la Sala Civica di Via Verbano 19. Nel Frattempo consiglio di dare un'occhiata al volantino dell'evento per saperne di più.
Appuntamento alle ore 21:00 presso la Sala Civica di Via Verbano 19. Nel Frattempo consiglio di dare un'occhiata al volantino dell'evento per saperne di più.
lunedì 8 luglio 2013
Mauro Gabellotto (20/10/1970 - 07/07/2013)
Ci ha lasciati ieri Mauro Gabellotto. Uno dei più forti maratoneti della storia del podismo comasco, con quel 2h16'42" che gli valse il terzo posto nella maratona di Cesano Boscone del 1997. Un tempo importante, alla portata di ben pochi non professionisti, quale lui era.
E' morto correndo. L'aleatorietà beffarda degli eventi ha voluto che fosse proprio la passione che gli ha regalato tante soddisfazioni a tirare la riga finale della sua esistenza.
Abito a 3-4Km da casa sua, eppure non lo vedevo da una vita. Non sapevo nemmeno dove abitasse. A Lentate sul Seveso ci passo sporadicamente in allenamento. Chissà, potrei pure essere transitato senza accorgermene davanti a casa sua negli ultimi mesi.
L'ho visto l'ultima volta per caso, alla stazione di Carimate. Io in borghese di ritorno dall'università, lui fermo in attesa di riprendere a correre una volta alzato il passaggio a livello. Due parole scambiate, le ultime.
Non ci ho mai corso contro. Quando ho cominciato a fare gare lunghe lui aveva ormai abbandonato le velleità agonistiche. Giusto così, l'attività a pieno regime l'ha fatta quando il fisico esprimeva il massimo del potenziale. Inutile aggiungere che non l'avrei visto manco col binocolo.
Lo ricordo nelle corse su strada che seguivo da piccolo a seguito di mio padre. Solo pochi frammenti, ma era un atleta particolare che non si poteva non notare. Correva con un braccio legato, causa un incidente avuto da giovane in moto. Un emblema del "non mollare un cazzo".
Per molti ora è una leggenda, per me lo era già.
E' morto correndo. L'aleatorietà beffarda degli eventi ha voluto che fosse proprio la passione che gli ha regalato tante soddisfazioni a tirare la riga finale della sua esistenza.
Abito a 3-4Km da casa sua, eppure non lo vedevo da una vita. Non sapevo nemmeno dove abitasse. A Lentate sul Seveso ci passo sporadicamente in allenamento. Chissà, potrei pure essere transitato senza accorgermene davanti a casa sua negli ultimi mesi.
L'ho visto l'ultima volta per caso, alla stazione di Carimate. Io in borghese di ritorno dall'università, lui fermo in attesa di riprendere a correre una volta alzato il passaggio a livello. Due parole scambiate, le ultime.
Non ci ho mai corso contro. Quando ho cominciato a fare gare lunghe lui aveva ormai abbandonato le velleità agonistiche. Giusto così, l'attività a pieno regime l'ha fatta quando il fisico esprimeva il massimo del potenziale. Inutile aggiungere che non l'avrei visto manco col binocolo.
Lo ricordo nelle corse su strada che seguivo da piccolo a seguito di mio padre. Solo pochi frammenti, ma era un atleta particolare che non si poteva non notare. Correva con un braccio legato, causa un incidente avuto da giovane in moto. Un emblema del "non mollare un cazzo".
Per molti ora è una leggenda, per me lo era già.
giovedì 4 aprile 2013
Come sei messo col blog? 'Na favola.
Oggi sul treno in direzione università mi è stata posta dall'amico Fede LP una domanda sconvolgente: "Come sei messo col blog?".
La risposta è stata più o meno: "Una mancanza di voglia della madonna, non scrivo più da una vita".
Ed in effetti sono la bellezza di 74 giorni che c'è un silenzio di tomba sul blog.
Avevo preannunciato che ero pigro, ma stavolta mi sto davvero superando.
Tranquillizzo quindi i milioni di visitatori che quotidianamente aprono la pagina sul fatto che non sono morto, bensì solo in attesa di periodi di forma letteraria migliori.
Scusatemi in anticipo per la lunghezza estrema di questo post (figa ho faticato di bestia persino a cercare la foto) e buona continuazione a tutti.
Bella!
La risposta è stata più o meno: "Una mancanza di voglia della madonna, non scrivo più da una vita".
Ed in effetti sono la bellezza di 74 giorni che c'è un silenzio di tomba sul blog.
Avevo preannunciato che ero pigro, ma stavolta mi sto davvero superando.
Tranquillizzo quindi i milioni di visitatori che quotidianamente aprono la pagina sul fatto che non sono morto, bensì solo in attesa di periodi di forma letteraria migliori.
Scusatemi in anticipo per la lunghezza estrema di questo post (figa ho faticato di bestia persino a cercare la foto) e buona continuazione a tutti.
Bella!
domenica 20 gennaio 2013
L'idolo del mese di gennaio
Mancano ancora 11 giorni alla fine di gennaio, ma mi sento già di dare il primo verdetto per il premio "Idolo del mese".
Apprezzo da sempre in modo esponenziale i colpi di genio, anche quando si tratta di vere e proprie cazzate. Ad esempio uno dei miei più grandi idoli è Pedro Valti, l'uomo che si prese gioco di Amadeus all'eredità (qui il video), evoluzione di quel signor Giancarlo che scelse la gloria al posto dei soldi alla vecchia Ruota della fortuna (qui il video).
La scelta di questo mese è comparsa dal nulla questo pomeriggio. Ero intento a studiare per un esame sempre più vicino, quando mi sono imbattuto in questo testo, presente in uno dei file delle esercitazioni sulla pagina web del corso:
Informandomi al volo con alcuni compagni di facoltà, sono subito risalito alle generalità dell'eroe, tale Federico Pasini. Si tratta dell'addetto al tutorato (una sorta di servizio supplementare che la facoltà offre allo studente) del corso di algebra lineare.
Purtroppo mi devo rammaricare del fatto di non aver mai frequentato le ore di tutorato tenute da quest'epico personaggio, che mi è stato confermato essere da altri un vero e proprio soggettone. Mi sarei fatto delle ottime risate.
Oh, magari qualcuno sarà rimasto deluso da questa cosa, che rimane pur sempre una banalità. Ma devo ammettere che è forse la prima volta in vita mia che vedo un autore mettersi a fare il fenomeno in un testo formale e ufficiale di facoltà. Mi ha cambiato il pomeriggio di studio. Nel senso che da lì in avanti mettendomi a condividere la foto e sparando cazzate con gli altri, non ho combinato praticamente più nulla.
Quindi giù il cappello per Federico Pasini: idolo delle folle, gennaio 2013.
E a proposito di Pasini, mi è appena venuto in mente un altro grande classico di youtube che a suo tempo mi mandò KO in modo assoluto (qui il video).
E con questo ho chiuso in bellezza il post.
Apprezzo da sempre in modo esponenziale i colpi di genio, anche quando si tratta di vere e proprie cazzate. Ad esempio uno dei miei più grandi idoli è Pedro Valti, l'uomo che si prese gioco di Amadeus all'eredità (qui il video), evoluzione di quel signor Giancarlo che scelse la gloria al posto dei soldi alla vecchia Ruota della fortuna (qui il video).
La scelta di questo mese è comparsa dal nulla questo pomeriggio. Ero intento a studiare per un esame sempre più vicino, quando mi sono imbattuto in questo testo, presente in uno dei file delle esercitazioni sulla pagina web del corso:
Informandomi al volo con alcuni compagni di facoltà, sono subito risalito alle generalità dell'eroe, tale Federico Pasini. Si tratta dell'addetto al tutorato (una sorta di servizio supplementare che la facoltà offre allo studente) del corso di algebra lineare.
Purtroppo mi devo rammaricare del fatto di non aver mai frequentato le ore di tutorato tenute da quest'epico personaggio, che mi è stato confermato essere da altri un vero e proprio soggettone. Mi sarei fatto delle ottime risate.
Oh, magari qualcuno sarà rimasto deluso da questa cosa, che rimane pur sempre una banalità. Ma devo ammettere che è forse la prima volta in vita mia che vedo un autore mettersi a fare il fenomeno in un testo formale e ufficiale di facoltà. Mi ha cambiato il pomeriggio di studio. Nel senso che da lì in avanti mettendomi a condividere la foto e sparando cazzate con gli altri, non ho combinato praticamente più nulla.
Quindi giù il cappello per Federico Pasini: idolo delle folle, gennaio 2013.
E a proposito di Pasini, mi è appena venuto in mente un altro grande classico di youtube che a suo tempo mi mandò KO in modo assoluto (qui il video).
E con questo ho chiuso in bellezza il post.
giovedì 17 gennaio 2013
Lance Armstrong resta il Numero Uno
Con tutto questo gran parlare degli ultimi giorni, giusto spendere qualche riga per parlare di Lance Armstrong.
Presumo che anche i meno appassionati in materia ciclistica sappiano chi sia. Quindi non annoierò con lunghe biografie facilmente reperibili su wikipedia e affini.
Non sono stato un fan di Armstrong nella prima delle tre macro-fasi della sua carriera ciclistica, quella da grande uomo da classiche. Per il semplice motivo che a quell'epoca ero talmente piccolo dal non andare in bicicletta neanche con le rotelle. Ma ho potuto gustarmi, grazie a youtube, il capolavoro del Mondiale di Oslo nel 1993, che lo incoronò come il più giovane campione del mondo della storia.
Non sono stato un fan di Armstrong nemmeno nella seconda fase della carriera, quella più importante. Quella della grande vittoria sul cancro. Quella dei 7 Tour di fila e dell'onnipotenza in gruppo.
I vincenti alla lunga mi stancano sempre e lui era diventato il Vincente con la maiuscola. Quindi non ho nessun problema a dire che in diversi Tour ho tifato per Ullrich.
Ma è indubbio che in quegli anni ho provato un grandissimo rispetto per Lance corridore. Rispetto e ammirazione che sono cresciuti negli anni seguenti, ragionando sulla grandezza di vincere per 7 anni di fila la corsa più prestigiosa dell'anno. Grandezza di gambe, ma soprattutto di testa e carattere. Doti, quest'ultime due, che apprezzo in modo esponenziale in uno sportivo.
Non sono stato un fan di Armstrong neanche nell'ultima fase della carriera, quella del rientro dopo 4 anni dal ritiro annunciato. Non apprezzai quel volersi imporre a leader della squadra a tutti i costi, quando le gambe per poterlo essere erano ormai sparite. Quando nel roster era evidente a tutti che il più forte era Contador.
Non sono quindi mai stato un fan di Armstrong (e siamo alla quarta ripetizione), ma sentire/leggere in questi ultimi mesi diversi commenti negativi nei suoi confronti mi ha dato veramente molto fastidio.
Era dopato. Sissignori se lo era. Era dopato come lo erano tutti i più forti della sua epoca.
Mi si obietterà che lui si dopava più degli altri. Non ho i dati e l'esperienza diretta per poterlo confermare. Può darsi sia vero.
Ma quando nel ciclismo vige/vigeva la legge della giungla. Quando tutti, e ribadisco tutti, provavano ogni mezzo per implementare le proprie performance, bisogna accettare di perdere e prendere le batoste non solo sulle strade delle grandi corse, ma anche negli ambulatori medici.
E' un discorso immorale, contro l'etica sportiva. Lo so. Ma in questa fattispecie bisogna abbandonare la mentalità del chierichetto, quella che crede che lo sport sia il giardino pulito di un mondo alla deriva morale in tutti gli ambiti. Bisogna prendere atto che in quel periodo il ciclismo era marcio come non mai. E la colpa non era di Armstrong.
Mi si obietterà che la federazione mondiale sapeva tutto e lo ha coperto. Vero. Ma anche qui propongo un quesito: quanta gente negli anni è stata coperta dalla federazione? Solo Armstrong? Non credo proprio.
Davvero tanta è la gente che ha vinto dopandosi facendola franca. Centinaia di fedine pulite solo all'apparenza. C'è stato anche il periodo in cui eravamo noi italiani a farla da padroni. Quindi perché mai dovrei biasimare Armstrong?
Dovrei invece biasimare i comportamenti della federazione mondiale? Forse.
Ma non ho le presunzione per farlo. Sicuramente avrà agito per favorire i propri interessi e quelli dei suoi compagni di merende, ma credo che gestire una baracca così complessa sia un'operazione tutt'altro che semplice, per via delle centinaia di variabili e intrallazzi che vanno tenuti in considerazione.
Anche qui bisogna abbandonare la mentalità del chierichetto e assumere quella del figlio di puttana per capire il ragionamento. Capire, non giustificare eh. Ma nemmeno attaccare.
Ad Armstrong si può obiettare che non era una bella persona: arrogante, falso, cinico. Ma non gli si può imputare di aver vinto grazie al doping.
Ha vinto perché era il più forte. Di gambe, testa e carattere.
E siccome di uno sportivo mi piace giudicare solo le gesta sul campo, a prescindere che sia un fuorilegge o l'uomo più buono del mondo, non posso che levarmi il cappello e ringraziare Lance per quello che ha dato al ciclismo.
Per me resta il vincitore di 7 Tour de France. Il numero Uno di un'epoca.
Presumo che anche i meno appassionati in materia ciclistica sappiano chi sia. Quindi non annoierò con lunghe biografie facilmente reperibili su wikipedia e affini.
Non sono stato un fan di Armstrong nella prima delle tre macro-fasi della sua carriera ciclistica, quella da grande uomo da classiche. Per il semplice motivo che a quell'epoca ero talmente piccolo dal non andare in bicicletta neanche con le rotelle. Ma ho potuto gustarmi, grazie a youtube, il capolavoro del Mondiale di Oslo nel 1993, che lo incoronò come il più giovane campione del mondo della storia.
Non sono stato un fan di Armstrong nemmeno nella seconda fase della carriera, quella più importante. Quella della grande vittoria sul cancro. Quella dei 7 Tour di fila e dell'onnipotenza in gruppo.
I vincenti alla lunga mi stancano sempre e lui era diventato il Vincente con la maiuscola. Quindi non ho nessun problema a dire che in diversi Tour ho tifato per Ullrich.
Ma è indubbio che in quegli anni ho provato un grandissimo rispetto per Lance corridore. Rispetto e ammirazione che sono cresciuti negli anni seguenti, ragionando sulla grandezza di vincere per 7 anni di fila la corsa più prestigiosa dell'anno. Grandezza di gambe, ma soprattutto di testa e carattere. Doti, quest'ultime due, che apprezzo in modo esponenziale in uno sportivo.
Non sono stato un fan di Armstrong neanche nell'ultima fase della carriera, quella del rientro dopo 4 anni dal ritiro annunciato. Non apprezzai quel volersi imporre a leader della squadra a tutti i costi, quando le gambe per poterlo essere erano ormai sparite. Quando nel roster era evidente a tutti che il più forte era Contador.
Non sono quindi mai stato un fan di Armstrong (e siamo alla quarta ripetizione), ma sentire/leggere in questi ultimi mesi diversi commenti negativi nei suoi confronti mi ha dato veramente molto fastidio.
Era dopato. Sissignori se lo era. Era dopato come lo erano tutti i più forti della sua epoca.
Mi si obietterà che lui si dopava più degli altri. Non ho i dati e l'esperienza diretta per poterlo confermare. Può darsi sia vero.
Ma quando nel ciclismo vige/vigeva la legge della giungla. Quando tutti, e ribadisco tutti, provavano ogni mezzo per implementare le proprie performance, bisogna accettare di perdere e prendere le batoste non solo sulle strade delle grandi corse, ma anche negli ambulatori medici.
E' un discorso immorale, contro l'etica sportiva. Lo so. Ma in questa fattispecie bisogna abbandonare la mentalità del chierichetto, quella che crede che lo sport sia il giardino pulito di un mondo alla deriva morale in tutti gli ambiti. Bisogna prendere atto che in quel periodo il ciclismo era marcio come non mai. E la colpa non era di Armstrong.
Mi si obietterà che la federazione mondiale sapeva tutto e lo ha coperto. Vero. Ma anche qui propongo un quesito: quanta gente negli anni è stata coperta dalla federazione? Solo Armstrong? Non credo proprio.
Davvero tanta è la gente che ha vinto dopandosi facendola franca. Centinaia di fedine pulite solo all'apparenza. C'è stato anche il periodo in cui eravamo noi italiani a farla da padroni. Quindi perché mai dovrei biasimare Armstrong?
Dovrei invece biasimare i comportamenti della federazione mondiale? Forse.
Ma non ho le presunzione per farlo. Sicuramente avrà agito per favorire i propri interessi e quelli dei suoi compagni di merende, ma credo che gestire una baracca così complessa sia un'operazione tutt'altro che semplice, per via delle centinaia di variabili e intrallazzi che vanno tenuti in considerazione.
Anche qui bisogna abbandonare la mentalità del chierichetto e assumere quella del figlio di puttana per capire il ragionamento. Capire, non giustificare eh. Ma nemmeno attaccare.
Ad Armstrong si può obiettare che non era una bella persona: arrogante, falso, cinico. Ma non gli si può imputare di aver vinto grazie al doping.
Ha vinto perché era il più forte. Di gambe, testa e carattere.
E siccome di uno sportivo mi piace giudicare solo le gesta sul campo, a prescindere che sia un fuorilegge o l'uomo più buono del mondo, non posso che levarmi il cappello e ringraziare Lance per quello che ha dato al ciclismo.
Per me resta il vincitore di 7 Tour de France. Il numero Uno di un'epoca.
mercoledì 16 gennaio 2013
La vittoria degli atleti: niente titoli di mezza maratona a Verona
Non ho più ricevuto risposta dalla lettera inviata alla presidenza FIDAL esattamente 7 giorni fa, ma poco importa ormai.
Notizia ufficiale di oggi è infatti che la mezza maratona di Verona è stata destituita dall'assegnazione dei titoli di campionato italiano di mezza maratona, nonché prima fase dei campionati italiani di società di corsa su strada.
E' stata la vittoria del buon senso, nonché dei 152 atleti che hanno aderito alla civile protesta.
Naturalmente non solo merito nostro, ma anche dei vari comitati regionali che hanno fatto presente agli uomini di Via Flaminia delle allucinanti concomitanza a cui si sarebbe andati incontro mantenendo quella data.
Un grosso ringraziamento, quindi, a tutti coloro che si sono attivati per modificare le cose, non subendo in modo passivo le decisioni dall'alto. In particolare alle sociietà ASD Daini Carate Brianza e Running Club Futura Roma, che hanno aderito in blocco con la totalità dei tesserati alla firma della lettera.
I complimenti vanno comunque anche alla nuova dirigenza Fidal, capace di cospargersi il capo di cenere e porro rimedio alla situazione. E' questa la federazione che mi/ci piace e l'augurio è che si continui con questo rapporto di reciproca collaborazione atleti/Fidal per i prossimi 4 anni.
Notizia ufficiale di oggi è infatti che la mezza maratona di Verona è stata destituita dall'assegnazione dei titoli di campionato italiano di mezza maratona, nonché prima fase dei campionati italiani di società di corsa su strada.
E' stata la vittoria del buon senso, nonché dei 152 atleti che hanno aderito alla civile protesta.
Naturalmente non solo merito nostro, ma anche dei vari comitati regionali che hanno fatto presente agli uomini di Via Flaminia delle allucinanti concomitanza a cui si sarebbe andati incontro mantenendo quella data.
Un grosso ringraziamento, quindi, a tutti coloro che si sono attivati per modificare le cose, non subendo in modo passivo le decisioni dall'alto. In particolare alle sociietà ASD Daini Carate Brianza e Running Club Futura Roma, che hanno aderito in blocco con la totalità dei tesserati alla firma della lettera.
I complimenti vanno comunque anche alla nuova dirigenza Fidal, capace di cospargersi il capo di cenere e porro rimedio alla situazione. E' questa la federazione che mi/ci piace e l'augurio è che si continui con questo rapporto di reciproca collaborazione atleti/Fidal per i prossimi 4 anni.
giovedì 10 gennaio 2013
Arabia Saudita
Sono stato sollecitato in questi giorni dall'amico Guido Caradonna a trattare uno degli interessantissimi*(issimi^67237477298) argomenti che avevo citato nel debutto del blog.
Godetevi il divertimento e leggete dall'inizio alla fine. Boia chi interromperà la lettura.
[copiright by Michele Belluschi. Vietata qualsivoglia riproduzione al di fuori di questo blog]
Generalità
Stato dell'Asia occidentale stretto tra Mar Rosso e Golfo
Persico, l'Arabia Saudita occupa oltre i due terzi della Penisola Arabica. È il
Paese che ha dato origine alla civiltà
arabo-islamica e che più d'ogni altro è rimasto fedele alle
antiche tradizioni dell'Islam,
alle forme più genuine e puritane della sua religiosità: non a caso però, dato
che nell'Arabia Saudita si trovano le città sante sunnite, La Mecca e Medina. È inoltre il Paese
arabo che meno ha conosciuto il colonialismo, attestatosi a N di esso e negli
sceiccati periferici della penisola: a questo fatto si devono i suoi confini.
Passato grazie a un sorprendente processo dalle antiche tradizioni pastorali e
beduine alla lucrosa industria del petrolio, l'Arabia Saudita ha sfruttato la
straordinaria ricchezza che ne è derivata per incrementare gli investimenti in
diversi settori: istruzione e sicurezza sociale, infrastrutture, altre attività
produttive. Nonostante l'enorme sviluppo, il Paese conserva ancora tratti
autoritari e conservatori, soprattutto per quanto riguarda la condizione delle
donne e degli immigrati.
Lo Stato
L'Arabia Saudita è diventato regno indipendente nel 1932,
dall'unione dei regni di Neged (Najd) e Higiaz (Al-Hêijāz) e
degli emirati di ‘Asīr, Najrān e Al Hasa.
È una monarchia in cui il sovrano detiene il potere assoluto anche se
nell'ultimo decennio del sec. XX ci sono state importanti trasformazioni. Dal
marzo 1992 è in vigore una legge fondamentale che attribuisce al re il ruolo di
primo ministro con facoltà di nominare gli altri ministri. La stessa legge
prevede che il re nomini un Consiglio Consultivo (Majlis ash-Shoura), di 120
membri, con il compito di coadiuvarlo nelle decisioni di politica interna ed
estera. Alla morte del re Fahd, avvenuta nell'agosto 2005, il trono è passato a
Abdullah Ibn Abd-el Aziz, nuovo sovrano e “custode delle sante moschee” (La
Mecca e Medina). Nello stesso anno, per la prima volta, è stato esercitato il
diritto di voto, limitato ai cittadini maschi. L'islam sunnita è la religione
dello Stato, i cui dettami valgono anche come legge civile. La legge coranica (shari’ah),
amministrata da tribunali religiosi, prevede la pena di morte per una serie
diversa di reati (80-100 le esecuzioni capitali stimate ogni anno). Le forze
armate sono affiancate da una Guardia di frontiera e dalla Guardia nazionale.
Le truppe operative statunitensi, presenti in Arabia Saudita dal 1991, dopo la guerra del
Golfo, hanno lasciato il Paese nel 2003. L'esistenza di tribù nomadi
rende difficoltosa la scolarizzazione; non esiste del resto una legge che la
obblighi (mentre è obbligatoria l'istruzione religiosa), né che stabilisca
l'età per l'ingresso nella scuola . Una poderosa campagna di alfabetizzazione,
avviata a partire dal 1955, ha ridotto al 14.5% il numero degli analfabeti
(2008). Nelle scuole vige la separazione tra maschi e femmine. La scuola
primaria dura sei anni, quella secondaria abbraccia lo stesso numero di anni e
prepara ai corsi universitari. L'insegnamento superiore, che si articola ormai
in tutte le principali discipline universitarie, viene impartito nelle
università di Riyadh, di Gidda (le due principali),
di Ad-Dammām e di Hofuf; opera altresì a Dhahran un istituto superiore per
ricerche minerarie. Vi sono inoltre università islamiche a Medina, a Riyadh e a
La Mecca, in cui vengono compiuti studi teologici.
Territorio: geografia fisica
Il territorio saudita, benché relativamente vario, ha una
sua unità che trova ragione nella particolare struttura geologica della Penisola
Arabica, formata sostanzialmente da vasti tavolati che poggiano su
un sostrato cristallino rigido, frammento basale del continente asiatico un
tempo saldato all'Africa. La costa occidentale è orlata da rilievi che scendono
al Mar Rosso con una ripida scarpata, mentre verso l'interno si distendono a
formare vasti tavolati costituiti da formazioni paleozoiche, mesozoiche e
cenozoiche, rotte da successivi gradini; nelle parti più depresse le formazioni
cenozoiche sono sottoposte a sedimenti recenti, tra cui anche vaste coperture
sabbiose, come quelle che formano il deserto del Rubʽal Khali.
Al fatto che le formazioni sedimentarie non abbiano subito consistenti
deformazioni si devono i ricchi accumuli di petrolio nella sezione orientale
del Paese (regione di Al Hasa ecc.). Data l'aridità non esistono veri e propri
fiumi, ma solo uidian che, secondo l'inclinazione generale dei
tavolati, solcano il territorio da W a E; a essi si accompagnano numerose falde
acquifere, che soprattutto nella sezione mediana del Paese, il Neged, danno origine a
importanti oasi, come quella di Riyadh. Climaticamente l'Arabia Saudita è
caratterizzata da una spiccata aridità, con temperature assai elevate (valori
medi nella capitale di 34 ºC nel mese più caldo e di 24 ºC in quello più
freddo). Le escursioni termiche sono sensibili nell'interno, di poco risalto
lungo le coste che presentano un'elevata umidità. Le precipitazioni si verificano
soprattutto in una breve stagione (wasm) da ottobre a novembre; sono
debolissime e non superano su gran parte del Paese i 100 mm annui, valore che
aumenta fino a 200-250 mm sui rilievi occidentali.
Territorio: geografia umana
L' Arabia Saudita ha una densità abitativa di 12 ab./km²,
una delle più basse dell'Asia, ma la distribuzione della popolazione sul
territorio non è omogenea: le province settentrionali, Al-Jawf, Confine
Settentrionale (Al-Hudūd ash-Shamālīyah) e Tabūk e l'estesa provincia Orientale
(Ash-Sharqīyah) hanno una densità ancora inferiore alla media nazionale. La
popolazione è costituita da due grandi gruppi etnici: quello saudita (74,8%) e
quello yemenita (13,2%); sono inoltre presenti nel Paese gruppi di asiatici
(6,5%) e neri (1,5%). L'Arabia Saudita è un Paese di antico popolamento che
conserva ancora, in larga misura, l'elemento etnico originario; le popolazioni
meno pure si trovano sulle fasce costiere dove si sono avute soprattutto
infiltrazioni africane e iraniche. Nomadismo e sedentarietà accentrata nelle
oasi sono all'origine della distribuzione della popolazione, che è ancora in
larga parte suddivisa in tribù (le kabilah), le stesse che esistevano
all'epoca della predicazione di Maometto,
cui si deve la loro unificazione dal punto di vista religioso e culturale. I
nomadi rappresentano ormai una piccola quota della popolazione. Allo
spopolamento delle aree rurali contribuiscono i progressi delle tecniche
colturali: nel settore primario si ottengono produttività sempre più elevate
con un minor numero di addetti. Questo fenomeno di spopolamento ha determinato
una diminuzione della manodopera e anche il ricorso a lavoratori stranieri. A
partire dal 1999, tuttavia, è stata applicata una politica di rigore verso gli
immigrati irregolari, che sono stati in gran parte espulsi (ca. 500.000 in un
anno). All'inizio del sec. XXI gli stranieri costituiscono un quinto della
popolazione, metà di quella attiva. L'espansione delle città è piuttosto
recente, benché un urbanesimo di netto stampo islamico, cioè sviluppatosi in
funzione religiosa, si sia affermato da tempo nel Paese: La Mecca e Medina sono in tal
senso le due più tipiche e antiche città dell'Islam. I centri urbani sono in
continuo sviluppo e ospitano l'81,9% della popolazione (2008). Al centro delle
fasce oasiche e nelle aree costiere esistono cittadine con funzioni commerciali
o portuali; in epoca recente alcune di queste cittadine, meglio favorite
rispetto alle moderne vie di comunicazione, hanno accresciuto la loro
importanza per ragioni diverse; è il caso di Riyadh, divenuta capitale del
Paese, di Hofuf,
valorizzata dalla ferrovia Riyadh-Ad-Dammām, di Gidda, base dei
pellegrinaggi ai luoghi santi. Vi sono infine i centri potenziati dalle
attività petrolifere, come Dhahran e Ra's Tannūrah.
Territorio: ambiente
La natura desertica del territorio influenza le
caratteristiche dell'ambiente biologico saudita. Il manto vegetale è
poverissimo, rappresentato per lo più da cespugli spinosi e, nelle aree più
elevate, soprattutto lungo gliuidian, da tamerici, acacie e altre piante
xerofile. Nelle oasi di tutto il Paese domina sovrana la palma da
dattero. La sua collocazione lo rende uno dei Paesi a rischio di
desertificazione e di esaurimento delle risorse idriche. In Arabia Saudita le
aree protette a vario titolo rappresentano il 36,8% dell'intero territorio. La
loro collocazione va dalle regioni settentrionali al confine con Giordania e
Iraq alla grande area (64 milioni di ettari) della regione sudorientale, tra
Golfo Persico e il confine con l'Oman, denominata Ar-Rub'al-Khāalīi. Negli anni
Ottanta del Novecento è stata istituita una Commissione nazionale per la
conservazione e lo sviluppo della natura, con l'intento di stabilire e monitorare
un sistema di protezione di queste aree. Esistono inoltre aree volte alla
protezione del patrimonio ambientale marino, minacciato dall'inquinamento
dovuto alle fuoriuscite di petrolio. In particolare la costa occidentale,
quella sul Mar Rosso, è oggetto di interesse da parte degli studiosi: nel 2003
l'Arabia Saudita ha predisposto un piano per la conservazione della barriera
corallina e del complesso ecosistema marino dell'area.
Economia
Economicamente l'Arabia Saudita si regge quasi interamente
sul petrolio. Grazie a esso il Paese ha potuto avviare di recente un processo
di trasformazione che è stato ritardato solo dal conservatorismo proprio della
dinastia wahhabita. L'ascesa al trono di re Fayṣal,
tuttavia, ha segnato una svolta in senso progressista portando al superamento
di molti indugi: in primo luogo si è attuata una più equa e lungimirante messa
a profitto delle cospicue royalties ricavate dalla vendita all'estero
del petrolio; in secondo luogo sono stati promossi interventi di carattere
sociale (scuola e formazione professionale, assistenza sanitaria ecc.),
costruite infrastrutture, realizzate opere ed elaborati progetti in ambito
agricolo e industriale. Gravemente colpita (1991) dal costo della guerra del
Golfo (armamenti e sicurezza), l'economia saudita ha attraversato un momento di
crisi profonda e solo dal 1994 ha registrato segnali di ripresa. Alla fine del
decennio, tuttavia, la caduta dei prezzi del petrolio ha provocato una
diminuzione del 40% delle entrate. Si è formato così un considerevole deficit
pubblico determinato dalle ingenti voci di spesa. Questa situazione ha
costretto il Consiglio superiore per gli affari politici minerari, istituito
nel gennaio 2000, ad aprire alle società straniere le attività di distribuzione
e raffinazione del petrolio e del gas. Le attività di estrazione sono state
riconfermate all'esclusiva gestione del monopolio statale tramite la compagnia
nazionale Saudi Aramco. Ciò ha contribuito a far aumentare il prezzo del
greggio e a migliorare le entrate del Paese, che da allora si mantengono alte e
accompagnate da una modesta inflazione – risalita pesantemente solo nel 2006 a
causa della debolezza del dollaro e dell'aumento della domanda domestica –, e
ha permesso una sempre più ampia apertura del governo nei confronti
dell'iniziativa privata nonostante la marcata presenza dello Stato nel
controllo degli apparati produttivi. L'Arabia Saudita è di fatto uno degli
Stati più ricchi al mondo, con un PIL di 369.671 ml $ USA (2009) e un PIL pro
capite di 14.486 $ USA (2008), più che raddoppiato rispetto ai valori
della fine degli anni Ottanta del Novecento, quando, a fronte del deciso
aumento demografico, aveva subito un tracollo. Il quadro dell'economia saudita
è in espansione e coinvolge l'agricoltura, la difesa e le telecomunicazioni. I
cospicui investimenti nel settore primario degli ultimi anni del sec. XX hanno
permesso di aumentare le aree coltivabili attraverso l'assegnazione governativa
gratuita di appezzamenti. Le autorità hanno anche favorito la concessione di
aiuti finanziari agli agricoltori e lo sviluppo di moderne tecniche di
coltivazione e irrigazione attraverso la razionalizzazione delle risorse idriche,
lo sfruttamento dei pozzi, la desalinizzazione dell'acqua marina. L'Arabia
Saudita ha raggiunto, così, l'autosufficienza alimentare. Principali colture
sono i cereali (miglio, sorgo, orzo, riso e frumento), frutta (soprattutto
datteri) e ortaggi, tipici prodotti delle oasi. La regione agricola più ricca è
naturalmente quella più piovosa (specie le alteterre dell'ʽAsīr). Largamente
diffuso è l'allevamento (ovini e caprini particolarmente), risorsa fondamentale
dei beduini.
Significativo è anche il settore della pesca. Come detto, la ricchezza del
Paese si fonda interamente sul petrolio, le cui riserve accertate
(corrispondenti a circa un quarto del totale mondiale) assicurano al regno una
notevole produzione. I maggiori giacimenti di petrolio si concentrano nella
regione orientale e sul Golfo Persico. Attraverso una estesa rete di oleodotti
il greggio viene trasportato nelle grandi raffinerie e ai terminali di Saida
(Sidone), nel Libano, e di Yenbo sul Mar Rosso. I piani quinquennali per la
diversificazione dell'economia hanno portato allo sviluppo di nuovi rami nel
settore dell'industria. Un'estesa rete di gasdotti consente di utilizzare le
notevoli riserve di gas naturale per alimentare l'esportazione di gas
liquefatto anche se la maggior parte del gas è destinato al consumo interno.
Tra le risorse minerarie sono presenti bauxite, ferro, rame; a metà degli anni
Ottanta del XX secolo si è rinvenuto nella provincia di Al-Qaşīm, al centro del
Paese, un ricco giacimento di carbone e contemporaneamente si è iniziato lo
sfruttamento delle miniere aurifere (Mahd adh-Dhahab). Le industrie annoverano,
oltre ai complessi petrolchimici, impianti siderurgici, altri legati alla
meccanica pesante e dei materiali per l'edilizia (cementifici). Nel 2007 il
governo ha approvato la costituzione di quattro nuovi distretti industriali. È
il terziario a occupare la maggior parte della popolazione attiva mentre è
ridotto il numero di sauditi impegnati negli altri settori. Le importazioni,
prevalentemente di prodotti industriali, alimentari e tessili, provengono in
gran parte dagli Stati Uniti, dal Giappone e dalla Germania; le esportazioni
(quasi esclusivamente idrocarburi) sono dirette soprattutto verso gli Stati
Uniti, il Giappone, la Corea del Sud, l'India e Singapore. Si è osservato
inoltre, a partire dal nuovo millennio, come per altri Paesi, l'ingresso della
Cina fra i partner commerciali più importanti. Dal 2004 l'Unione Europea è
presente a Riyadh con una delegazione che cura le relazioni bilaterali con i
Paesi dell'area; gli Stati dell'UE intrattengono rapporti commerciali con
l'Arabia Saudita da cui importano principalmente combustibile e dove esportano
macchinari per l'industria e i trasporti. Dopo anni di attesa, grazie anche
alle politiche di sviluppo e di diversificazione dell'economia, nel 2005 il
Paese ha fatto il suo ingresso nel WTO. Consistente è
l'apporto economico degli oltre 2 milioni di pellegrini che visitano
annualmente i luoghi santi giungendo da tutti i Paesi musulmani dell'Asia e
dell'Africa, facendo del turismo una delle prime voci del settore terziario.
Inoltre, la presenza di alcune grandi banche e soprattutto della borsa valori
della capitale, hanno reso l'Arabia Saudita il principale centro finanziario
del Medio Oriente. Ingentissimi sono stati negli anni gli investimenti
nell'ambito delle infrastrutture viarie; strade asfaltate collegano in pratica
tutti i centri del Paese.
Storia
Già sei anni prima della costituzione dello Stato (1932), Ibn Saʽūd I,
emiro del Neged e fondatore del regno, si era assicurato i confini attuali con
la conquista dell'Higiaz,
strappato agli Hascimiti, e con il protettorato sull'Asīr.
Nel 1934 lo Yemen, che vantava anch'esso mire su quest'ultima regione, prese le
armi contro i Sauditi. La guerra, durata pochi mesi, si risolse a favore
dell'Arabia Saudita che con il trattato di Taʽif regolò in
proprio favore le controversie di frontiera con lo Yemen. Nel 1945 l'Arabia
Saudita aderì alla Lega Araba. La profonda rivalità che la opponeva, nonostante
la risoluzione delle questioni di confine, alle dinastie hascimite regnanti nell'Iraq
e in Giordania spinse Ibn Saʽūd I, morto nel 1953, e il suo successore Ibn Saʽūd II a
una politica di avvicinamento all'Egitto. Ma quando Il Cairo divenne il centro
di un movimento panarabo rivoluzionario e progressista, l'Arabia Saudita cercò
di porsi alla testa delle forze arabe conservatrici e panislamiche. La guerra
civile yemenita (1962-70) fu in una certa misura il prodotto della rivalità fra RAU e Arabia Saudita.
Nel 1964 Ibn Saʽūd II fu deposto dal fratello Fayṣal,
che era stato primo ministro dal 1958 al 1960 e dal 1962 in avanti; Fayṣal
promosse all'interno una politica di cauta modernizzazione e all'estero intese
risolvere, insistendo sull'opzione conservatrice, i problemi posti dal ritiro
degli Inglesi dalla Penisola Arabica. Ma non poté impedire che la già reazionaria Federazione
dell'Arabia Meridionale divenisse nel 1967 la progressista
Repubblica Democratica Popolare dello Yemen. Quanto allo Yemen vero e proprio,
Fayṣal ottenne nel 1967 il ritiro delle truppe egiziane: ma, contro le
previsioni, i repubblicani yemeniti prevalsero sui monarchici. Dopo l'uccisione
di re Fayṣal (25 marzo 1975) da parte di un nipote, salì al trono il
fratellastro Khāled. Alla morte di questi, avvenuta nel 1982, gli succedette il
fratello Fahd ibn 'Abd
el-'Aziz, promotore di accordi per il raggiungimento della pace in
Medio Oriente. L'affermazione del fondamentalismo sciita in Iran determinava
nella regione una decisa modificazione degli equilibri inducendo una generale
ricollocazione che riguardava anche la monarchia saudita e la sua politica
estera. In particolare la lunga guerra tra l'Iran e l'Iraq, protrattasi per
quasi tutti gli anni Ottanta, aveva reso precarie le rotte petrolifere, ma essa
era anche la spia di una lotta a più ampio raggio per l'egemonia nell'area e
nello stesso mondo arabo. Ufficialmente neutrale, l'Arabia Saudita era comunque
costretta a subire alcune conseguenze della guerra per il danneggiamento di
petroliere saudite, ma anche per le turbolenze interne scatenate dai gruppi di
rito sciita che rivendicavano, invece, uno spostamento a favore dell'Iran. Il
timore di un coinvolgimento sempre più diretto spingeva Riyadh al riarmo,
mentre si riallacciavano (1987) i rapporti diplomatici con l'Egitto e si
operava un più generale riavvicinamento agli Stati Uniti. Nel nuovo clima di
distensione dei rapporti Est-Ovest maturava anche la ripresa diplomatica con
l'Unione Sovietica e si inaugurava quella con la Cina. Il precario equilibrio
regionale, però, veniva violentemente scosso nell'agosto 1990 per l'invasione
irachena del Kuwait. Sentitosi direttamente in pericolo per la presenza delle
truppe di Baghdad ai confini e le oscure minacce di Saddam Ḥusayn,
re Fahd non aveva esitazioni a chiedere l'intervento diretto degli Stati Uniti.
Una mossa in qualche modo obbligata, ma gravida di conseguenze nel mondo
musulmano per l'evidente contraddizione generata dalla massiccia presenza di
truppe occidentali proprio nella culla dei luoghi più sacri dell'Islam: una
contraddizione resa un po' meno stridente per la presenza di altri Paesi arabi
e della stessa Arabia Saudita nella coalizione antirachena che rapidamente si
costituiva. L'impegno militare statunitense e delle maggiori potenze
occidentali determinava la sconfitta dell'Iraq e la liberazione del Kuwait (guerra del
Golfo, gennaio-febbraio 1991), ma al contempo l'intera vicenda aveva
messo in luce le debolezze strutturali del sistema di difesa saudita che si era
mostrato incapace di far fronte ai pericoli provenienti da altri Stati della
regione senza l'ombrello statunitense.[Se sei arrivato a leggere fino a questo punto ho quattro notizie da darti: 1) sei un fenomeno per capacità di pazienza; 2) sei stato trollato alla grande, sicché il testo è un grezzo copia-incolla con nulla di rilevante. A meno che tu non sia veramente un appassionato di Arabia Saudita; 3) Hai appena vinto un caffè da me ho offerto; 4) Puoi finire qui di leggere, dato che non troverai più nulla di interessante]. Con la nuova situazione, anche al fine
di contenere i tentativi destabilizzanti dei gruppi sciiti presenti nel Paese,
l'Arabia Saudita riallacciava nel 1991 i rapporti diplomatici con l'Iran mentre
riprendeva una politica di sostegno agli Stati arabi in maggiore difficoltà e
alla stessa OLP. Ma era l'insufficienza dell'apparato militare ad angustiare il
regime di Riyadh essendo evidente che non bastavano i pur cospicui investimenti
nel settore (15 miliardi di dollari tra il 1991 e il 1992). Anche dopo la
sconfitta irachena, dunque, si rendeva necessaria una presenza statunitense,
sia pure fortemente ridimensionata, ma ciò finiva con l'alimentare
un'opposizione fondamentalista già abbastanza vivace e che lambiva anche alcuni
elementi della gerachia religiosa ufficiale. Una presenza, quella integralista,
difficile da estirpare nonostante i numerosi arresti eseguiti tra il 1994 e il
1995 e il più attento controllo degli immigrati (100.000 espulsi nel febbraio
1995). Tali provvedimenti, infatti, non erano sufficienti a impedire
l'insorgere di nuovi fenomeni terroristici antistatunitensi che sfociavano
nell'attentato alla sede dei consiglieri militari di Riyadh (novembre 1995) e
nel più grave attacco alla base aerea di Khobar (giugno 1996) che provocava la
morte di 19 militari e il ferimento di molte decine di uomini. Segnali di
queste difficoltà interne venivano anche dal travaglio del gruppo dirigente,
come dimostrava l'ampio rimpasto con il quale nell'agosto 1995 venivano
cambiati 16 dei 28 ministri. A ciò si aggiungevano anche le precarie condizioni
di salute di re Fahd che, nel gennaio 1996, cedeva temporaneamente i poteri al
fratellastro Abdallah. Mentre i nuovi rapporti con lo Yemen conducevano nel
2000 a un accordo sui confini (la sovranità esercitata di fatto dall'Arabia
Saudita sulle province meridionali dell'Asīr,
di Najrān e
di Jīzān era
stato motivo di ricorrenti contestazioni), non nascoste tensioni si verificavano
con gli Stati Uniti, essendo il governo saudita contrario alle incursioni aree
americane contro l'Irak, condotte dal 1997 per scalzare S. Ḥusayn,
e alla politica statunitense verso i Palestinesi. Sul terreno della politica
interna, malgrado il ritiro di fatto dal potere di re Fahd, le tensioni
presenti in seno alla famiglia reale impedivano un trasferimento ufficiale del
potere, anche se il principe Abdallah consolidava la propria autorità dando
impulso a un rinnovamento economico (riduzione del debito pubblico,
privatizzazioni, apertura del Paese agli investimenti esteri) affidato a un
Consiglio Economico Supremo e a un Consiglio Supremo per le risorse petrolifere
e minerarie, creati rispettivamente nel 1999 e nel 2000. Cercando di proporsi
come mediatore in molti conflitti del Maghreb (tra Marocco
e Algeria per il Sahara Occidentale, tra Stati Uniti e Libia), Abdallah nel
contempo proseguiva a opporsi alla reintegrazione dell'Iraq nel mondo arabo e
continuava nella politica di riavvicinamento all'Iran, giudicando la vittoria
elettorale dei riformatori in questo Paese (2000) un progresso per
l'intensificazione degli scambi commerciali e per la stabilità dell'intera
regione. Nel dicembre 2000 l'Arabia Saudita sottoscriveva con Kuwait, Bahrein,
Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti, membri del Consiglio di
Cooperazione del Golfo, un progetto per la creazione di una moneta
comune entro il 2005 e un patto di reciproca difesa diretto a fronteggiare
soprattutto la minaccia irachena. La guerra contro l'Iraq, condotta dalla coalizione
anglo-americana nel 2003, e la conseguente caduta del regime di Saddam Ḥusayn,
vanificavano la minaccia irachena, ma innescavano forti tensioni nel Paese,
come dimostravano i gravi attentati terroristici contro alcuni quartieri
residenziali abitati da occidentali e arabi e contro palazzi governativi, a
Riyadh, avvenuti sia nel corso dello stesso anno sia in quello seguente. Nel
febbraio 2005 si sono tenute, per la prima volta nella storia del regno, le
elezioni amministrative, a suffragio universale maschile, limitatamente alla
metà dei seggi (il 50% dei quali resta di nomina regia). Il primo agosto dello
stesso anno moriva il re Fahd e la corona è passata al principe ereditario 'Abd
Allāh bin ʿAbd al-ʿAzīz Al Saʿūd conosciuto come re Abdullah (Riyāḍ, 1924); il
ministro della Difesa Sultan Nayef bin Abdul Aziz Al Saud è divenuto il nuovo
principe ereditario (morto però nel 2012). Nel gennaio 2007 il presidente della
Federazione Russa V. Putin si recava in visita ufficiale nel Paese siglando
accordi commerciali e di cooperazione tecnologica. Nello stesso anno venivano
eseguite 143 condanne a morte, suscitando polemiche nell'opinione pubblica
internazionale. Nel 2012 Salman bin Abdul-Aziz Al Saud diventava il nuovo
principe ereditario.
Cultura: generalità
Il patrimonio culturale dell'Arabia Saudita è intimamente
legato alla tradizione islamica e ai costumi delle genti beduine e grande è il
fascino esercitato da una cultura millenaria e conservatrice in un Paese dove
l'ingente ricchezza portata dal petrolio rappresenta un ponte verso la
modernità. La religione islamica e la lingua araba costituiscono in ogni caso
il motivo comune di una popolazione nomade e originariamente frammentata.
Dell'antica civiltà beduina resta traccia nella poesia, nella musica e nella
danza, contaminate poi dalla cultura araba. Le celebrazioni pubbliche ammesse
sono le due feste religiose di ‘Id al-Fitr e di ‘Id al-Adha e
la ricorrenza dell'unificazione del regno (23 settembre). Sono proibite le
feste religiose non islamiche.
Cultura: tradizioni
I costumi tradizionali sono largamente diffusi in tutto il
Paese, pur con alcune differenze tra le città e il resto del territorio. Dalla
tradizione beduina proviene l'ardha, la danza delle spade a ritmo dei tamburi,
con il coinvolgimento di un poeta che fa da voce narrante. Le prescrizioni
dell'Islam e
le necessità dovute al clima torrido condizionano ancora aspetti della vita
quotidiana quali l'abbigliamento, la cucina e le relazioni sociali. Decori e
disegni differenti dei tessuti caratterizzano le diverse comunità; gli abiti,
sia maschili che femminili, sono larghi e lunghi; gli uomini indossano il ghutra,
un copricapo di stoffa stretto alla testa con una corda attorcigliata (igaal).
Le donne sono tenute a indossare il mantello (abaaya) e il velo (shayla);
quest'ultimo, generalmente nero, è spesso impreziosito da monili e gioielli in
argento e pietre di notevole fattura. La cucina, in cui le usanze religiose si
confondono con le abitudini di un Paese che anticamente ospitava le vie
carovaniere per l'Oriente, esclude il maiale e le bevande alcoliche e fa largo
uso di spezie (specialmente nella regione orientale). I piatti tipici variano
da regione a regione; comprendono pane non lievitato (khoboz) e riso (con
zafferano, rosso o bruno), pesce e carne di pollo, montone e agnello, legumi e
verdure varie, frutta, in particolare datteri e caffè, preparato alla turca,
offerto agli ospiti in segno di benvenuto. Diffusi sono laharisah, piatto a
base di carne, cereali e zucchero, il ful mudammas, a base di fave e, tra
i dolci, la jubniyyah, di formaggio di capra, e il masub, con banane
tritate e pane dolce. Nei pranzi nuziali è offerto agli ospiti il saliq,
riso con carne d'agnello o di pollo, servito con il duqqus, una salsa
piccante.
Cultura: letteratura
Il rigorismo wahhābita,
una condizione di sostanziale estraneità del Paese al moto di rinascita
culturale del mondo arabo, nonché la prevalente struttura tribale, sono tra i
fattori che hanno contribuito al mantenimento di forme letterarie conservatrici
non solo nel Neged ma
anche nell'Hêijāz, che fu la culla della poesia araba pagana. La poesia, fedele
agli schemi ritmici tradizionali, è spesso dedicata al panegirico e al riṯā' (elegia);
ancora nella seconda metà del sec. XX non era raro trovare qaṣīda di
circostanza sui quotidiani della Mecca e di Medina. Tra i poeti segnaliamo: Muḥammad
ibn Surūr aṣ-Ṣabbān, Aḥmad Ibrāhīm al-Ghazzawī, Abd al-Haqq an-Naqshibandi, Aḥmad
al-ʽArabī, noto anche come prosatore, Aḥmad lunedì 7 gennaio 2013
Lettera ad Alfio Giomi
Viene riportato qui sotto il corpo della lettera che verrà inviata ad Alfio Giomi per la questione dei campionati italiani di mezza maratona.
Siccome i tempi sono decisamente ristretti, è opportuno inviarla il più presto possibile. Vorrei farlo in data mercoledì 9 gennaio. Do quindi tempo fino alle ore 24 di domani a tutti coloro volessero unirsi alla firma della lettera (dove basta un semplice consenso, senza dover firmare in modo fisico). Sono altresì ben accette proposte di modifica/integrazione della lettera.
Grazie a tutti per la collaborazione.
Siccome i tempi sono decisamente ristretti, è opportuno inviarla il più presto possibile. Vorrei farlo in data mercoledì 9 gennaio. Do quindi tempo fino alle ore 24 di domani a tutti coloro volessero unirsi alla firma della lettera (dove basta un semplice consenso, senza dover firmare in modo fisico). Sono altresì ben accette proposte di modifica/integrazione della lettera.
Grazie a tutti per la collaborazione.
Egregio Presidente Alfio Giomi,
Con la presente lettera, il gruppo di atleti regolarmente tesserati
FIDAL per l'anno 2013 di cui vengono elencate generalità e società
d'appartenenza al termine della lettera, intende manifestare la propria
disapprovazione per l'eventuale decisione di assegnare il campionato italiano di mezza maratona,
nonché fase dei campionati societari di corsa su strada a Verona in data 17
febbraio 2013.
I motivi che hanno portano a questa nostra ferrea presa di
posizione, sono principalmente due:
1) Mancanza di
preavviso nel comunicare la notizia
Siamo venuti a conoscenza di data e luogo ove si terranno i
campionati italiani di mezza maratona, in data 4 gennaio 2013, per mezzo del
comunicato stampa del GAAC 2007 Veronamarathon firmato da Cesare Monetti.
Ora, 44 giorni di preavviso rappresentano un intervallo di tempo
veramente ristretto per comunicare la data di una delle manifestazioni più
importanti del 2013 per atleti e società di mezzofondo prolungato. Non fosse altro per il fatto che la
maggioranza degli atleti aveva già da tempo impostato la propria preparazione
su altri obiettivi, presentati in calendario col giusto preavviso.
Inoltre, essendo anche fase dei campionati societari di
corsa su strada, la gara implica la partecipazione minima di 6 atleti
per le squadre con ambizioni di ben figurare in classifica generale. Da ciò
scaturiscono grosse difficoltà nell'organizzare trasferte così onerose in un
lasso di tempo ristretto, specie per le squadre geograficamente molto distanti
da Verona.
2) Clamorose
concomitanze / vicinanze di gare federali nel periodo ove è stata fissata la
gara
Il campionato italiano di mezza maratona, andrebbe a
collocarsi in un periodo già inflazionato di competizioni federali ravvicinate:
- In data 10/02/2013, è previsto il campionato italiano
individuale A/J/P/S di corsa campestre ad Abbadia di Fiastra (MC).
- In data 17/02/2013 (data in cui si collocherebbe il
campionato italiano di mezza a Verona), è previsto il campionato italiano
individuale P/S indoor ad Ancona, gara che vede ovviamente impegnati atleti di
mezzofondo che in altri momenti della stagione potrebbero tranquillamente
partecipare all'italiano di mezza maratona.
Altresì, in alcune regioni nella medesima data è prevista la
fase regionale dei campionati regionali di società di corsa campestre,
necessaria alla qualificazione per il campionato italiano di società di Rocca
di Papa del 10/03/2013. Tra queste, Toscana, Marche e Piemonte. E anche qui ci
sarebbe l' impossibilità di molti atleti a partecipare.
- In data 24/02 è prevista la fase regionale dei campionati
di società di corsa campestre per altre regioni, tra cui Lombardia e Sicilia.
Nella stessa data previsti anche i campionati italiani individuali A/J indoor
ad Ancona.
Singolare inoltre il caso della Lombardia, dove in data 17
febbraio erano già stati fissati i campionati regionali di mezza maratona
Vittuone (MI). In questo scenario, quindi, gli atleti lombardi si troverebbero
di fronte all'obbligo di scegliere se prendere parte ai campionati regionali o
italiani.
Da tutto ciò che è stato sopra elencato, potrà sicuramente
capire quanto disagevole sarebbe istituire il campionato italiano di mezza
maratona in quella data.
Obbligare molti atleti a un tour de force di 2-3 gare
consecutive fra le più dure della
stagione, va contro il principio di "mettere l'atleta al centro di
tutto" tanto sbandierato nel corso della campagna elettorale. Oltre a
mettere in serio pericolo l'integrità fisica degli atleti stessi, in un periodo
cruciale per la preparazione della stagione estiva.
Va altresì rimarcato che la gara in questione potrebbe
essere collocata in altri periodi della stagione completamente liberi da altre
manifestazioni federali. Fra questi, svetta su tutti il mese di ottobre, ideale
per le competizioni sulla mezza maratona. Ma non sarebbe comunque l'unica
soluzione, con fine marzo-inizio aprile / settembre come valide alternative.
La richiesta che quindi intendiamo portare avanti, è quella
di riflettere sui punti sopra esposti al fine di poter vagliare soluzioni
largamente più efficienti rispetto alla decisione presa.
Si richiede inoltre una maggiore attenzione in futuro nel redigere il calendario nazionale, al fine
di poter evitare situazioni spiacevoli come quella oggetto di questa lettera.
Sicuri di poter avere riscontri favorevoli alle nostre
richieste, cogliamo l'occasione per porgere a Lei e a tutto l'organico federale
i più sinceri auguri di buon lavoro per il prossimo quadriennio atletico.
Cordiali saluti
sabato 5 gennaio 2013
La prima cazzata della gestione Giomi
E' passato un mese abbondante dalle elezioni che hanno
portato un cambiamento al timone della Fidal, col nuovo presidente Alfio Giomi.
Ero presente quel giorno a San Donato Milanese, con il ruolo
di votare i consiglieri nazionali quota atleti.
Supportavo in tutto e per tutto la candidatura di Diego Avon
ed Emanuele Ghiraldini, il cui programma (http://www.atleticanet.it/component/content/article/134-notizie/27016-il-programma-elettorale-di-avon-e-ghirladini.html) e competenze di atletica a 360° (statistiche
stagionali e all-time, presenza sul campo nazionale e estero , conoscenza
elevata del settore giovanile, conoscenza delle problematiche legate ad
infortuni e competenza sulla loro risoluzione) svettava in modo imparagonabile
rispetto tutti gli altri.
Tornai a casa quel giorno con una grande amarezza per la
loro mancata elezione. Avrei accettato con fair play la sconfitta in caso di
elezione di Edgardo Barcella, uomo a cui va riconosciuto il fatto di non essere
un burattino ed agire in difesa degli atleti; oppure di Stefano Mei, che avrà
pure commesso degli errori nel quadriennio precedente ma gli va riconosciuto il
fatto di essere sempre stato disponibile al dialogo con la gente comune, non
sottraendosi mai al contraddittorio: dote rara per gli uomini di politica.
Non accettai invece la vittoria di Alessandro Talotti e
Francesco Pignata, eletti solo grazie ad appoggi venuti "dall'alto"
(Giomi e i suoi collaboratori). Ho potuto assistere a situazioni
raccapriccianti, nelle quali alcuni uomini adepti alla votazione sono arrivati
a dire "voterei Avon-Ghiraldini in quanto il loro programma-intenzioni
sono le migliori , ma il mio presidente regionale mi obbliga a votare Pignata-Talotti".
Strani concetti di feudalesimo e mancanza di attributi a livelli cosmici. E
attenzione, il voto era segreto.
Quando appoggi e intrallazzi
vincono su doti e meritocrazia, non è mai un buon debutto per una federazione
sia essa di atletica, badminton o bocce.
Da quel giorno mi sono ripromesso di tener monitorata la
situazione, per vedere se le esponenziali promesse di cambiamento, cavallo di
battaglia dell'intera campagna di Giomi, si sarebbero tramutate in realtà.
Ed eccomi qui a dover constatare che, dopo soli 34 giorni,
la federazione è caduta subito nel medesimo errore commesso per diversi anni
dalla gestione Arese: la stesura aleatoria e non ragionata del calendario gare
in relazione dei vari campionati italiani.
L'oggetto del contendere sono i campionati italiani di mezza
maratona, una delle tre fasi dei
campionati societari di corsa, obiettivo più importante della stagione per le
squadre di mezzofondo prolungato.
Solitamente le date per la nuova stagione vengono comunicate
dalla federazione nei mesi di ottobre massimo novembre, in modo da mettere
atleti e società nelle migliori condizioni per programmare gara e trasferta.
Per il campionato di mezza non è stato così: i giorni passavano inesorabilmente senza nessuna
notizia di data e luogo ove si sarebbero svolti. Arrivati ormai a fine
dicembre, parlando coi vari amici e compagni di squadra, si era arrivati alla
conclusione che la loro collocazione sarebbe stata nella seconda parte di
stagione, poiché non sembrava ipotizzabile collocarli nei primi mesi senza un
buon preavviso.
Ma oggi, in data 5 gennaio, rimango spiazzato dalla notizia
letta su podisti.net: "campionati italiani di mezza maratona, 17 febbraio
Verona". Inutile dire che sul sito Fidal.it non appare ancora nessuna
notizia.
Ma vabè, si può riuscire a superare la difficoltà di sapere
solo con una 40ina di giorni di preavviso la data di una delle tre gare più
importanti dell'anno per le squadre che puntano ai CDS.
La vera cosa scandalosa, che rende un'autentica cazzata
questa decisione, sono le concomitanze / estreme vicinanze con altri
appuntamenti chiave della stagione.
L'11 febbraio infatti si terranno i campionati italiani
individuali di cross ad Abbadia di Fiastra (MC). Il 17 febbraio, per l'appunto,
i campionati italiani di mezza e 1^ fase dei CDS di corsa. Il 24 febbraio,
nella maggior parte delle regioni, i campionati italiani regionali di società
di cross, valevoli come selezione per i campionati italiani di società di Rocca
di Papa dell'11 marzo.
Ma non finisce qui, perché lo stesso giorno degli italiani
di mezza sono altresì previsti i campionati italiani indoor per la categorie
promesse e senior. E non sono due gare necessariamente incompatibili, sicché
chi correrà i 3000 in altre parti della stagione potrebbe tranquillamente fare
la mezza, ergo gli viene negata tale possibilità.
In Lombardia addirittura non ci facciamo mancare nulla:
nella data del 17 febbraio sono previsti i campionati regionali di mezza
maratona a Vittuone, ergo regionali e italiani lo stesso giorno. Spettacolo.
Ora, tutte le date
che ho noiosamente elencato (ma era necessario per comprendere bene la
situazione) erano state stabilite nei mesi di ottobre e novembre, ergo si
conoscevano da tempo.
Per questo motivo, ritengo una decisione cervellotica (per
non usare termini più pesanti) andare ad inflazionare un calendario già fitto
con un'altra competizione di campionato italiano, pur conoscendo già a priori
tutte le date.
E badare bene, le alternative di collocazione in calendario
erano molteplici. Non mi si venga a dire che era l'unica soluzione.
Sarebbe stato possibile inserire la gara sul finire di marzo
/ inizio di aprile; sul finire di settembre (con magari i campionati dei 10Km
su strada a metà settembre, propedeutici per la mezza); inizio-metà-fine di
ottobre, mese ideale per la mezza maratona. E al limite anche i primi di
novembre.
Quello che obiettivamente mi chiedo, è come sia possibile
affrontare con gravissima sufficienza e mancanza di competenze basilari
l'importante atto di stesura dei calendari.
Sarà una domanda a cui spero risponderà in persona Alfio
Giomi, al quale recapiterò nei prossimi giorni una lettera di richiesta di
spiegazioni per ciò che è avvenuto. Comparirà la firma mia e di tutti i
componenti dell'ASD Daini Carate Brianza, dato che il presidente Stefano Sergio
Pozzi mi ha come sempre confermato il pieno appoggio appena informato della
questione.
Chiunque voglia aggiungersi alla firma, è bene accetto e me
lo comunichi qui o su facebook, twitter, e-mail (michele.belluschi@alice.it), cellulare,
piccione viaggiatore o quant'altro.
E' un atto dovuto per chiunque ha senso critico e non vuole
essere trattato come una marionetta da una federazione che debutta male per ciò
che concerne queste fattispecie burocratiche.
mercoledì 2 gennaio 2013
Bilancio atletico 2012: storia di un "collinare" di prestazioni
31/12 giorno di chiusura dei conti. Deja vu dei tempi di
ragioneria, una delle poche cose che ho imparato di economia
"pratica" in 5 anni di onorato servizio. Ma citando il grande Danilo
D'Amico, miglior professore che abbia mai avuto in 13 anni di scuola,
"Nessuno si mette a far quadrare la baracca all'ultimo giorno dell'anno, col
bicchiere di spumante sulla scrivania. Lo si fa qualche giorno dopo".
E dunque facciamo questo bilancio con 2 giorni di ritardo,
per ciò concerne le questioni atletiche.
Cercherò di usare il dono della sintesi per non annoiare la
gente con dettagli che potrebbero riempire d'inchiostro una ventina di foglia
A4, ma in ogni caso meno di 3-4 pagine non usciranno. Sulle questioni atletiche
perdo il senso della misura.
L'annata 2012 comincia bene, con una forma super ereditata
da un eccellente mese di dicembre 2011. Il debutto arriva in data 08/01 nel
corso della mezza maratona di Annone Brianza. Chiudo al terzo posto dietro a un
Corrado Mortillaro che sta vivendo il miglior periodo atletico della sua vita e
all'amico Pietro Colnaghi. Il tempo dice 1h12'25", su un percorso
dall'infamità estrema per continui strappi e cambi di ritmo che mortificano il
cronometro. In quel periodo infatti era una formalità per me stare sotto i 70'.
Si prosegue la settimana dopo con il rientro dopo 11 mesi
nella specialità dei cross, in quel di Losine (BS). Uscì una prova modesta, con
una pesante crisi negli ultimi chilometri.
Mi salirono dubbi sulla bontà della preparazione che stavo
seguendo. Dubbi che vennero però fugati nei giorni successivi da ottimi
riscontri in allenamento. E la fiducia in vista dei campionati italiani di
maratonina a Roma tornò alta.
Il tempo di vincere con buona facilità il cross corto di
Casnate davanti all'amico Matteo Salvioni e si arriva al 05/02, data dei
campionati regionali di società di cross in quel di Arcisate. Gara da circolino
rosso per i Daini, una delle più importanti della stagione.
Gara da uomini duri, con terreno completamente
ghiacciato/innevato dopo una settimana di intemperie e termometro che segna -5°
alle 13.00, orario di partenza. Nei 35 minuti di gara succede un po' di tutto,
con le carte che si rimescolano più volte. Sta di fatto che da terza/quarta
squadra favorita sulla carta, andiamo vicinissimi a fare il colpaccio.
Arriviamo secondi, staccati di un solo punto dalla corazzata Pro Patria di
Professor Giorgio Rondelli, che si
complimenterà in serata per il filo da torcere dato in gara. Lasciamo dietro i
rivali della Ginn. Comense, San Rocchino Brescia e Atletica Gavardo. Questo
grazie alla vittoria dell'imbattibile Mokraji e di una prova compatta di
Alessandro Rocca e mia, che giungiamo rispettivamente 14^ e 15^. Più dietro i
compagni Puppi e Chiodini a coprire le spalle per eventuali imprevisti, sempre
dietro l'angolo in questo esercizio. A "chiodate in borsa" salteranno
fuori un po' di rimpianti da bicchiere mezzo vuoto, per non aver colto una
vittoria mai finita nella bacheca della
squadra nel cross lungo. Saremmo entrati nella storia.
La gara gira liscia come l'olio. Il campionato italiano
garantisce un livello agonistico impossibile da riscontrare in altre mezze
maratone dell'anno: adrenalina a mille e gambe che girano più veloce.
Stamperò il tempo di 1h08'11" togliendomi lo sfizio di
battere in volata due atleti che giusto una decina di anni fa erano fissi nei
primi 10 delle liste nazionali stagionali: Giuliano Battocletti e Valerio
Brignone. A corollario il 5^ posto al campionato italiano Under 23, vinto
dall'amico Michele Palamini.
Torno da Roma con l'entusiasmo a mille per aver centrato in
pieno l'obiettivo prefissato, ma l'aleatorietà negativa è dietro l'angolo per
ricordarmi che in atletica non esistono eroi che vanno forte (in base al
proprio potenziale) 12 mesi su 12 all'anno.
Una settimana dopo (04/03) si corrono i campionati italiani
di società di cross in quel di Correggio (RE). Una cervellotica stesura del
calendario ha infatti permesso di concentrare in una settimana 2 fra gli
appuntamenti più importanti della stagione degli uomini di fondo.
Arrivo a Correggio con le "ossa rotte" dalle
fatiche della Roma-Ostia. Gambe e cuore non hanno recuperato ancora del tutto
gli sforzi nonostante in settimana abbia pensato solo a recuperare freschezza
con corse a sensazioni.
La gara sarà un inferno vissuto poche volte in carriera.
Entro subito in difficoltà e già dopo 2 chilometri avrei una voglia matta di mettere la freccia e
ritirarmi. Ma sarebbe stata un'offesa alla società, tanto più che siamo in gara
con una formazione rimaneggiata a causa della pesantissima assenza di Mokraji.
Stringo i denti e chiudo in autentico calvario oltre la 100^ posizione. Anche a
squadre andiamo male, finendo oltre il 30^ posto nonostante un'ottima prova del
compagno Rocca.
Il cross di Correggio diventa lo spartiacque della stagione
2012. Il fuori giri subito in gara mi presenta un conto salatissimo. Mi saltano
gli equilibri a livello di postura e nel giro di un paio di settimane iniziano
a subentrare problemi fisici che diventano in modo pressoché immediato
invalidanti.
Entro nel periodo atletico più difficile della mia vita,
dove ogni tentativo di ripresa è vano. A metà aprile capisco che dovrò
scordarmi qualsivoglia velleità agonistica per la prima parte di stagione in
pista.
Con una fatica immane, esco ufficialmente dal tunnel in data
19 maggio, quando per la prima volta riesco a correre senza un dolore.
Sono a posto fisicamente, ma mi ritrovo a fare i conti con
una forma imbarazzante regredita ai tempi di primo anno allievo. Dopo una settimana,
infatti, corro 15Km di medio sul circuito di riferimento. Il cronometro decreta
impietosamente 55'25" alla media di 3'41"7. Dieci giorni prima della
Roma-Ostia svolsi a parità di fatica il medesimo lavoro correndo in 49'46"
alla media di 3'19"0.
Seguiranno due mesi, quelli di giugno e luglio, passati a
cercare di risalire dall'inferno in cui ero sprofondato. Saranno mesi da
purgatorio, caratterizzati da gare su strada di secondo piano per ritrovare il feeling con la competizione.
Solo una gara importante, in data 29 giugno a Lecco, nell'ambito dei campionati
regionali di corsa su strada.
Per come era messa la forma, vado meglio del previsto, con
una prova più che sufficiente. Batto avversari che in quel periodo giravano
decisamente meglio di me. Sul finale arrivo vicino a prendere l'amico Simone
Pessina, incappato in una giornata negativa. A corollario esce fuori anche la
vittoria del titolo regionale Under 23, in un podio tutto Daini completato
dagli amici Francesco Puppi e Federico Chiodini.
Si arriva ad agosto e come di consueto mi reco a Livigno per
allenarmi in altura. Ritrovo pian piano le sensazioni pre-infortunio e porto a
casa lavori molto proficui, allenandomi spesso con grandi atleti. Tra questi,
avrò modo di conoscere bene Mimmo Ricatti con cui nascerà un buon rapporto che
lo porterà a presenziare al 10.000mt organizzato dalla mia società a metà
settembre.
Prima di congedarmi, corro in altura il Giro dei Laghi di
Cancano. 19Km. Uscirà una buona prova, che mi vedrà al quarto posto fino a più
di metà gara, per poi pagare dazio sul finale raggiunto e sorpassato da Migidio
Bourifa e Luca Sanna.
Dopo l'altura mi sento subito bene e c'è l'occasione di
dimostrarlo alla Cittiglio-Vararo, gara su strada in salita (8%) dall'albo
d'oro pesante. Tre vittorie anche per mio padre. Ai nastri di partenza mi
ritrovo Paolo Finesso e so già che correrò per il secondo posto. Ma gli
allenamenti in salita svolti a Livigno clamorosamente ribaltano le carte in
tavola. Sui tornanti varesini, mi sento un toro come poche volte in vita mia e
poco prima di metà gara raggiungo e sorpasso Finesso andando a vincere con
quasi 30 secondi di margine.
Ho il tempo di concedermi una lunga esultanza dedicando la
vittoria a mio nonno, scomparso in circostanze tragiche giusto 3 settimane
prima.
Dopo Vararo, è tempo di tornare finalmente in pista. Il
rientro è fissato per il 06/09 nel 5000mt di Brescia, ma per una serie di
circostanze aleatorie sono costretto all'ultimo a dare forfait.
Ritorno quindi in una gara in pista dopo una clamorosa
assenza di 14 mesi, proprio nella gara di casa: il 10.000mt di Carate Brianza
il 15/09, di cui sono stato il primo promotore.
Il rientro dopo una vita, mi regala però sensazioni strane e nel corso
della gara non riesco ad esprimermi come voglio. Chiudo in 32'10"1, che
rappresenta comunque il mio nuovo personale sulla distanza. La gara sarà in
ogni caso un successone, con Eric Sebahire che stampa la miglior prestazione
cronometrica 2012 di un 10.000 in pista corso su suolo italiano (28'56").
Anche l'amico Mimmo Ricatti fa il tempone, correndo con 29'02" il suo
nuovo PB.
4 giorni dopo Carate, sono di nuovo in gara all'Arena di
Milano, in quello che sarà il mio unico 5000mt della stagione. La serata è
perfetta per fare il tempo e pesco dal cilindro una prova oltre le mie
aspettative, correndo in 15'10"05. Anche qui, ovviamente, nuovo primato
personale. Chiudo il tour de force settimanale, correndo una gara su strada in
Svizzera (Camignolo), arrivando secondo dietro a Finesso, che si prende la rivincita
di 20 giorni prima.
Inizia ottobre e c'è l'ultima chiamata stagionale per la
pista, nel 10.000mt di Guanzate (CO). La forma è in crescita e voglio togliermi
lo sfizio di far meno di 32'00". Grazie al treno allestito da Valerio
Brignone, a caccia del record italiano MM45, riuscirò nell'intento, chiudendo
in 31'51"50.
Finisce quindi una
stagione in pista effimera, durata solo 3 gare. Ma tutto sommato miglioro in
modo netto i primati personali stabiliti nel 2011, quindi il bicchiere diventa
mezzo pieno.
Una settimana dopo Guanzate, sono di nuovo in gara nella
corsa su strada di Oltrona. Svolgo il compitino, arrivando quarto dietro ai tre
inarrivabili Nasef, Rachik e Fontana.
A fine ottobre mi presento al classico appuntamento della
corsa su strada di Erba. SI tratta della mia 10^ partecipazione consecutiva:
unica gara a cui ho sempre preso parte ad ogni stagione da quando ho iniziato a
correre. Nonostante alcuni fastidi alla
schiena patiti in gara, colgo una buona prestazione replicando il piazzamento di
Oltrona, dopo aver regolato in volata l'amico Luca Merighi. Vince Fontana su
Tahary e Scialabba.
Le prestazioni degli ultimi 2 mesi, mi valgono in la convocazione nella
rappresentativa Lombarda, nell'ambito della corsa su strada internazionale di
Cuneo valevole come Coppa delle Alpi per delegazioni regionali.
Si tratta del mio debutto con la canotta lombarda e arrivo
all'appuntamento forte di ottimi riscontri cronometrici negli ultimi
allenamenti.
A Cuneo saprò difendermi con una prova sopra la sufficienza,
seppur nel computo finale mi accorgo che avrei potuto fare una quindicina di
secondi meglio. A squadre ci piazziamo terzi, battuti delle Alpi rodano
francesi e dal Piemonte. Della squadra lombarda risulterò essere il secondo
uomo dietro a Rachik, battendo gli amici Casagrande e Maniyka. Ritirato il
grande Raf Tahary causa problemi fisici.
Una settimana dopo Cuneo, voglio sfruttare l'ottimo stato di
forma per tornare in gara sulla distanza della mezza maratona, in quel di
Crema.
Pesco una giornata positiva, chiudendo al 9^ posto in
1h09'12", che rappresenta la mia seconda prestazione all-time sui
21,097Km. Sono ormai tornato sui livelli di Roma. Con alcuni lavori propedeutici
alla distanza, sarebbe infatti stato una formalità correre da 68'.
Si arriva a dicembre e
all'ultima gara dell'anno, nell'ambito della classica biennale di Santa Lucia a
Torre Boldone. In un ottimo contesto
agonistico, andrò a cogliere il 10^ posto. Un'altra prova sopra la sufficienza,
seppur non ai livelli della precedente
gara di Crema.
25 sono state quindi le gare a cui ho preso parte
quest'anno, tutte portate a termine. Non chiudevo un'annata senza ritiri dal
2009.
Sul finire dell'anno c'è pure il tempo di tirare la seconda
inchiodata stagionale, a causa di un problema di pubalgia. Riprendo a correre
senza problemi gli ultimi 3 giorni dell'anno e..... TO BE CONTINUED.
Sarà 2013 e sarà una nuova storia. Saranno nuovi momenti in
salita e nuovi momenti in discesa, come in un collinare: l'allenamento che
preferisco.
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