giovedì 17 gennaio 2013

Lance Armstrong resta il Numero Uno

Con tutto questo gran parlare degli ultimi giorni, giusto spendere qualche riga per parlare di Lance Armstrong.
Presumo che anche i meno appassionati in materia ciclistica sappiano chi sia. Quindi non annoierò con lunghe biografie facilmente reperibili su wikipedia e affini.

Non sono stato un fan di Armstrong nella prima delle tre macro-fasi della sua carriera ciclistica, quella da grande uomo da classiche. Per il semplice motivo che a quell'epoca ero talmente piccolo dal non andare in bicicletta neanche con le rotelle. Ma ho potuto gustarmi, grazie a youtube, il capolavoro del Mondiale di Oslo nel 1993, che lo incoronò come il più giovane campione del mondo della storia.

Non sono stato un fan di Armstrong nemmeno nella seconda fase della carriera, quella più importante. Quella della grande vittoria sul cancro. Quella dei 7 Tour di fila e dell'onnipotenza in gruppo.
 I vincenti alla lunga mi stancano sempre e  lui era diventato il Vincente con la maiuscola. Quindi non ho nessun problema a dire che in diversi Tour ho tifato per Ullrich.
Ma è indubbio che in quegli anni ho provato un grandissimo rispetto per Lance corridore. Rispetto e ammirazione che sono cresciuti negli anni seguenti, ragionando sulla grandezza di vincere per 7 anni di fila la corsa più prestigiosa dell'anno. Grandezza di gambe, ma soprattutto di testa e carattere. Doti, quest'ultime due, che apprezzo in modo esponenziale in uno sportivo.

Non sono stato un fan di Armstrong neanche nell'ultima fase della carriera, quella del rientro dopo 4 anni dal ritiro annunciato. Non apprezzai quel volersi imporre a leader della squadra a tutti i costi, quando le gambe per poterlo essere erano ormai sparite. Quando nel roster era evidente a tutti che il più forte era Contador.

Non sono quindi mai stato un fan di Armstrong (e siamo alla quarta ripetizione), ma sentire/leggere in questi ultimi mesi diversi commenti negativi nei suoi confronti mi ha dato veramente molto fastidio.
Era dopato. Sissignori se lo era. Era dopato come lo erano tutti i più forti della sua epoca.

Mi si obietterà che lui si dopava più degli altri. Non ho i dati e l'esperienza diretta per poterlo confermare. Può darsi sia vero.
Ma quando nel ciclismo vige/vigeva la legge della giungla. Quando tutti, e ribadisco tutti, provavano ogni mezzo per implementare le proprie performance, bisogna accettare di perdere e prendere le batoste non solo sulle strade delle grandi corse, ma anche negli ambulatori medici.
 E' un discorso immorale, contro l'etica sportiva. Lo so. Ma in questa fattispecie bisogna abbandonare la mentalità del chierichetto, quella che crede che lo sport sia il giardino pulito di un mondo alla deriva morale in tutti gli ambiti. Bisogna prendere atto che in quel periodo il ciclismo era marcio come non mai. E la colpa non era di Armstrong.

Mi si obietterà che la federazione mondiale sapeva tutto e lo ha coperto. Vero. Ma anche qui propongo un quesito: quanta gente negli anni è stata coperta dalla federazione? Solo Armstrong? Non credo proprio.
Davvero tanta è la gente che ha vinto dopandosi facendola franca. Centinaia di fedine pulite solo all'apparenza. C'è stato anche il periodo in cui eravamo noi italiani a farla da padroni. Quindi perché mai dovrei biasimare Armstrong?
Dovrei invece biasimare i comportamenti della federazione mondiale? Forse.
Ma non ho le presunzione per farlo. Sicuramente avrà agito per favorire i propri interessi e quelli dei suoi compagni di merende, ma credo che gestire una baracca così complessa sia un'operazione tutt'altro che semplice, per via delle centinaia di variabili e intrallazzi che vanno tenuti in considerazione.
Anche qui bisogna abbandonare la mentalità del chierichetto e assumere quella del figlio di puttana per capire il ragionamento. Capire, non giustificare eh. Ma nemmeno attaccare.

Ad Armstrong  si può obiettare che non era una bella persona: arrogante, falso, cinico. Ma non gli si può imputare di aver vinto grazie al doping.
Ha vinto perché era il più forte. Di gambe, testa e carattere.
E siccome di uno sportivo mi piace giudicare solo le gesta sul campo, a prescindere che sia un fuorilegge o l'uomo più buono del mondo, non posso che levarmi il cappello e ringraziare Lance per quello che ha dato al ciclismo.
Per me resta il vincitore di 7 Tour de France. Il numero Uno di un'epoca.


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